martedì 11 novembre 2014

La conferma ultima con le rivelazioni del NYT sul caso della Banca Popolare di Cipro: si scrive Bce, si legge Bundesbank





"L’arma che è stata messa in mano alla finanza speculativa, è il controllo della moneta degli stati"


Trent’anni è il tempo che la BCE ritiene opportuno per il rilascio al pubblico dei propri verbali. Non si vuole turbare la stabilità finanziaria dei mercati, la giustificazione addotta dal board della BCE.
Questo primo dato già induce a riflettere sulla trasparenza e sulla mancata capacità di controllo dell’istituzione monetaria europea da parte dei governi membri dell’eurozona. Il New York Times è venuto in possesso dei verbali della BCE che coprono il lasso di tempo da maggio 2012 a gennaio 2013 e possiamo vedere, leggendone i contenuti, come la BCE e i governatori delle altre banche centrali nazionali hanno affrontato il caso della Banca Popolare di Cipro. 
La Banca Popolare di Cipro si trovava in una forte esposizione finanziaria nel 2012 , dati i forti investimenti in bond greci che si erano rivelati fallimentari, e questa situazione ha costretto l’istituto bancario cipriota a rivolgersi sui mercati di capitali per ottenere prestiti. Accade che la BCE è piuttosto preoccupata della situazione, e le regole previste dall’istituto presieduto da Mario Draghi impongono stretti limiti al finanziamento degli istituti bancari, con un limite specifico di 2 miliardi di euro, e nel caso in cui tale limite dovesse essere superato la BCE si riserva il diritto di bloccare il prestito. I mercati non si fidano a rilasciare prestiti alla banca cipriota, ed in questo caso le regole prevedono un intervento di sostegno della Banca centrale di Cipro chiamata a ripianare la situazione di esposizione della Banca Popolare di Cipro, osservando il limite prescritto dalla BCE di 2 miliardi di Euro. 
Se una situazione di rischio dovesse verificarsi per una delle banche degli stati membri, sarà la Banca centrale dello stato in questione, nella fattispecie Cipro, ad intervenire come fu nel caso che stiamo trattando. Il dettaglio fondamentale è l’ammontare del prestito necessario per evitare il fallimento della BPC, che prevedeva un esborso di 9 miliardi di Euro da parte della banca centrale cipriota che giudicò “solvibile” l’istituto di credito e valutò la copertura degli asset sufficienti a garantire il prestito. Weidmann, il Governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, non ci sta e non ritiene solvibile, in base alle valutazioni dei suoi esperti, la Banca Popolare di Cipro. 
Qui occorre fermarsi per ricordare che ogni stato membro possiede una quota della Banca Centrale Europea, il cui azionista di maggioranza è la Bundesbank con il 18,94% delle quote a fronte di un  misero 0.14% posseduto dalla Banca Centrale di Cipro. Difatti il potere di Cipro nella gestione della BCE e del caso che stiamo descrivendo è pari a 0,14% e lo vedremo a breve. Il Governatore della Banca Centrale di Cipro, Panicos Demetriades, obbietterà che i suoi esperti conoscono di certo meglio la situazione della Banca Popolare di Cipro rispetto alle valutazioni fornite dalla Bundesbank di Francoforte. Weidmann noncurante delle rassicurazioni del collega cipriota insiste: "se il prestito verrà concesso senza adeguate garanzie, ciò sarebbe un grave problema”. 
La Banca Popolare alla fine verrà fusa nel 2013 con un altro istituto di credito cipriota, la Bank of Cyprus, non prima di aver provveduto al suo salvataggio con i soldi dei propri correntisti per un totale di 10 miliardi di Euro. La solvibilità è gravata sulle spalle dei possessori dei depositi bancari, nonostante le rassicurazioni del Governo cipriota sulle garanzie, e si è deciso di far gravare il peso del salvataggio su chi aveva dei conti correnti, posseduti in larga parte da cittadini russi. Questa crisi ci mostra chiaramente come la BCE, così come è stata concepita e realizzata, sia un’emanazione dei desiderata della Bundesbank e come non esista alcuna solidarietà tra statimembri. Una banca centrale solidale dovrebbe essere partecipata con quote equamente distribuite tra tutte le banche centrali nazionali, per evitare disparità di trattamento come nel caso che abbiamo descritto sopra, ma la BCE è stata fondata per essere indipendente dai governi degli stati e non osserva la regola fondamentale che rende funzionale e sostenibile una banca centrale, ovvero non è ” prestatore di ultima istanza”. 
Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani il prestatore di ultima istanza è: “la funzione svolta in genere dalla banca centrale che, per prevenire o mitigare crisi finanziarie gravi, sostiene con crediti il sistema bancario.” La BCE non agisce da prestatore di ultima istanza e le crisi dei debiti sovrani, sono determinati dal suo costante rifiuto di garantire il debito degli stati membri. Se l’offerta di moneta non è più determinata dalle banche centrali nazionali e se queste non possono garantire il pagamento del proprio debito, poiché non possono stampare Euro, dovrebbe venire in soccorso la BCE, ma questa lascia che gli stati affoghino nel debito pubblico. In parole più povere, le banche centrali nazionali, non possono stampare euro e per pagare il proprio debito sono costrette costantemente a tagliare la spesa pubblica. In tempi di crisi e di recessione, la manovra peggiore che uno stato possa fare è quella di tagliare la spesa, quando invece ci sarebbe maledettamente bisogno di aumentare i livelli di deficit per poter invertire la tendenza.

Questo è il risultato di una banca centrale europea indipendente dagli stati che non è stata concepita per aiutare gli stati membri dell’eurozona e sostenerli nelle crisi economiche, ma per affondarli del tutto, e l’influenza tedesca mostra ancora una volta come essa voglia deliberatamente approfittare della sua situazione di vantaggio nella gestione della BCE, per cannibalizzare i suoi vicini. Lo stesso accadde in Grecia nel 2011, quando anche allora la BCE non agì per garantire il debito pubblico greco. L’arma che è stata messa in mano alla finanza speculativa, è il controllo della moneta degli stati. Senza moneta sovrana, non è possibile una crescita sostenibile, non si possono investire soldi nella ricerca, nella scuola e lanciare politiche occupazionali. Si possono solo fare dei tagli per pagare un debito in una moneta straniera, ed è in nome di questi che l’Italia si sta distruggendo grazie a dei governi (non eletti) alleati della finanza e nemici dei popoli.

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